Avvicinati, piccola mia,
vorrei leggerti la mano:
sai, mi sono sempre sentito uno zingaro
finché non ho lasciato che mi prendessi con te.
Beh, tu sai quanto ami vivere con te,
ma tu mi fai dimenticare ogni cosa:
ho dimenticato di pregare gli angeli,
e così anche loro hanno dimenticato di pregare per noi.
Quando ci incontrammo eravamo ancora abbastanza giovani,
lì in quel parco verde di lillà:
tu ti aggrappasti a me come se fossi Cristo
mentre incespicavamo a carponi nel buio.
Mi scrivi che sei sempre al mio fianco,
e allora perché mi sento così solo?
Sono sull’orlo di un precipizio, ed è questa tua sottile ragnatela
a tenere legata la mia caviglia a una roccia, tenendomi saldo, e salvo.
Adesso, però, ho ancora bisogno dell’amore che mi tieni nascosto.
Mi sento freddo come una lama di rasoio mai usata.
Sei andata via quando ti ho detto di essere curioso,
ma sai, non ti ho mai detto di essere coraggioso.
E sei davvero tanto bella,
ho visto che sei andata via, e che hai di nuovo cambiato nome:
proprio adesso che ho scalato tutta la montagna
per lavarmi le palpebre con la pioggia!
Ma se adesso mi lasci, dove potrò trattenerti ancora?
Nel mio cuore, come dicono alcuni?
Ma io, che sono nato con un cuore tanto affollato,
perché mai dovrei tenerti così lontana da me?
Dopo così tanto tempo, Marianne,
è ora di ricominciare a ridere e a piangere
e a piangere e a ridere di tutto, un’altra volta.