Sabato scorso Matteo Salvini ha parlato a cento metri da casa mia, davanti a una piazza piena di gente che aveva atteso la rockstar cantando festante – nella folla tanti adolescenti, molti dei quali saranno probabilmente suoi prossimi elettori appena raggiunta la maggiore età, accorsi per fotografie e selfie. Ingolosito dallʼoccasione cʼero anchʼio, defilato. Talmente defilato e fuori dalla folla che lʼex ministro degli Interni mi è passato vicinissimo: gli ho chiesto di vergognarsi ma ha preferito proseguire verso il palco, dove ha detto qualche slogan. Un no al reddito di cittadinanza, un sì al reddito per i disabili; un saluto ai professori di sinistra che cercano di deviare questa bella gioventù di sani valori; viva le forze dellʼordine (nel giorno dellʼanniversario dellʼomicidio di Aldovrandi) che ci difendono per mille euro al mese, viva la Ciociaria, viva lʼItalia, viva la lega, ciao e grazie. Poi è andato via, ricalcando il modello toccata e fuga in discoteca dei vip di Grande fratello e Uomini e donne.
Nei giorni precedenti al suo arrivo nel paese di trentamila anime – in (scarso) fermento elettorale – nel quale abito, qualcuno ha contestato a Salvini le parole usate in precedenza contro noi terroni e i famosi quarantanove milioni restituibili in facili rate; io credo che quelle siano quisquilie in confronto alle parole di violenza utilizzate negli anni in cui è stato segretario della Lega, il suo operato da ministro degli Interni, i suoi legami con la destra fascista, quelli del suo entourage con la Russa di Putin.
A ogni modo, Salvini ha registrato un gran consenso nella piazza di Alatri (FR), dove è accorso per sostenere una coalizione che pensa di creare turismo costruendo alberghi (che è un poʼ come pensare di risolvere il problema della fame nellʼAfrica subsahariana costruendo supermercati).
Il modello è, a pensarci bene, lo stesso utilizzato dalla Lega a livello nazionale: soluzioni semplici per problemi complessi. È un modello che funziona per ottenere consenso perché, purtroppo, abbiamo pochissimo tempo per fermarci a pensare.
Credo che la Lega e Salvini siano stati bravissimi a cogliere lʼessenza di questo momento storico e che siano capaci di parlare a più generazioni in modo estremamente efficace: da un lato attraverso un partito strutturato come il vecchio PCI, presente sul territorio e nelle fabbriche – e credo non sia un caso: pur nascendo come partito locale alquanto folkloristico, la Lega venne fuori da una costola del sindacalismo di sinistra –, che presenta una soluzione semplice (un nemico) allʼinsoddisfazione degli operai e degli impiegati per la vita grama alla quale sono costretti (tra i grandi partiti, solo il M5S con la sua attenzione ai disoccupati e agli esclusi mi sembra aver selezionato un target; Pd e Forza Italia parlano invece a una piccola e media borghesia ormai inconsostenti); dallʼaltro lato, la Lega e Salvini sanno utilizzare linguaggi e mezzi di comunicazione giovani – persino tik tok – quando, al contrario, negli altri partiti persino i giovani parlano come parrucconi, scimmiottando i vecchi politicanti originali e non portando alcuna novità o pensiero complesso nella discussione pubblica.
Adottando il modus operandi salviniano mi permetto di suggerire una soluzione semplice a questo problema complesso: la bomba atomica.