Mio nonno smise di invecchiare a settantʼanni e – uomo alto, dalle spalle larghe – mantenne un fisico invidiabile finché la lucidità non lo abbandonò del tutto ventisei anni dopo, e di lì il corpo in pochi mesi. Mi sono ricordato questa mattina di quando mio nonno aveva già novantadue o novantatré anni e, durante la cresima di mio cugino, lasciò il suo posto in panca a un signore malandato che si muoveva a difficoltà con un bastone e due tubicini infilati su per il naso; «la nostra roccia», disse mio nonno aiutandolo a sedersi, «quanti anni ha?». «Ottantuno» disse lʼanziano con voce flebile, perdendo il fiato già sulla A, e mio nonno – che di certo pensava che lʼuomo avesse circa centocinquanta anni – perse da par suo le parole e lʼattenzione. Pensò, probabilmente, «così giovane!», e io quasi mi strozzai. Me ne sono ricordato stamattina, durante quello che spero sia il mio ultimo giorno di isolamento per il Covid, riconoscendo nel mio fisico il corredo genetico della «nostra roccia», sconosciuto ottantunenne.