La notizia è che a Noli, in provincia di Savona, una targa commemorerà la morte di una tredicenne stuprata ed uccisa da un gruppo di partigiani nel 1945, ennesimo atto di una lenta inesorabile normalizzazione della violenza del sistema fascista, processo che, come già accaduto con le foibe, prende a pretesto un episodico atto criminale – poggiato su fonti discutibili, per giunta – per concludere banalmente che la violenza stava da entrambe le parti.
L’opposizione a questo revisionismo non dovrebbe passare tanto per una legge che vieti pacchiani souvenir e l’idiota gestualità del regime, quanto attraverso reazioni dure e rumorose alle parole violente di quella parte della destra parlamentare (che non si dichiara più fascista ma si comporta come tale) e una rottura chiara e fattiva del patto di non belligeranza tra le istituzioni, i partiti democratici e i movimenti fascisti attuali (Casa Pound e Forza Nuova, ad esempio).
Sono convinto, tuttavia, che non sia sufficiente opporsi e che l’unico vero atto antifascista, in questo tempo, sia la concessione e la garanzia di dignità e diritti fondamentali a tutti coloro che vivono questo Paese.