Mi sono imbattuto in una leggenda che riguarda il nobile livornese Ormanno Foraboschi, del quale si racconta che avrebbe potuto campare di rendita ma sperperò tutto il suo denaro. Nel 1954, a trent’anni, fuggì dalla provincia per Milano – dove dissipò in dodici mesi il suo ultimo milione di lire –, diventando lì piuttosto noto nei giri degli artisti e degli intellettuali (fu sodale anche di Bianciardi, per altro). Rimasto senza un soldo, «si rassegnò a lavorare» e iniziò a campare come brillante inventore di slogan (suo il celebre «tonno che si taglia con un grissino»). Fu «pittore senza esporre e scrittore senza libri», nonché autore di proverbi militari inediti. Desiderava ritirarsi su un’isola, e all’inizio degli anni Settanta si costruì una casetta a Paxos, nella quale però non riuscì mai a entrare. Morì infatti ancora giovane, tenendo fede, in ultimo, a uno dei suoi amati proverbi: «quando la casa è finita, il padrone muore».
Citazioni da: Pino Corrias, Vita agra di un anarchico (Feltrinelli).