Una quindicina di anni fa, davanti a un bicchiere di vino, un amico ci illustrò una sua teoria bislacca di derivazione darwiniana secondo la quale nel corso dellʼultima parte del Novecento lʼevoluzione aveva dato luogo a due distinti generi di esseri umani. Stando alla sua teoria bislacca questi avevano sviluppato, per sopravvivenza e conservazione della specie, parti anatomiche decisamente differenti: in risposta a coloro i quali, cogliendo le opportunità del benessere e del progresso, avevano potenziato le loro qualità intellettuali e cerebrali (non obbligatoriamente culturali), gli altri avrebbero sviluppato giganteschi organi genitali. Secondo la sua bislacca teoria – condita da termini coloriti, qui espunti, che ci fecero sorridere parecchio – alla lunga, grazie alle enormi capacità riproduttive del genere sessualmente più avanzato, la specie col cervello più evoluto sarebbe finita in netta minoranza, destinando il mondo occidentale alla mancanza di ragione e alla sua distruzione. Era una teoria bislacca, dicevo, nata soprattutto per ridere e sorridere davanti a un bicchiere di vino – senza alcun fondamento scientifico e anche un bel poʼ beceramente classista –, attraverso la quale il nostro amico aveva però parzialmente colto in anticipo il destino del mondo e provato a razionalizzare, a suo modo, il letargo della ragione, la prevalenza dellʼistinto e dellʼirrazionalità che pare abbiano preso possesso di questa parte di pianeta mentre eravamo un poʼ distratti dai nostri aperitivi, dai nostri circoli e, in seguito, da Tinder.