Antonio Coletta Autore, ufficio stampa, redattore editoriale

Serioso variabile

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Roma novembre 2012Nonostante internet, dall’estero non riesci a farti un’idea esatta delle cose come vadano in Italia. Nel duemilaedodici-quasiduemilaetredici l’unico modo per avere una versione critica dei fatti nel mio Paese è ancora quello di andare in strada o al bar, guardare con gli occhi, ascoltare con le orecchie, respirare gli odori. Altrimenti ci si deve accontentare di reportage asettici e tendenziosi, talmente poco realistici ed accurati che io ancora non ho capito se oggi scioperavano studenti del liceo, universitari, lavoratori, tutte le categorie, i sindacati: chi, come, perché. Se davvero scioperavano contro la crisi, che poi è come scioperare contro la propria esistenza.

Ad ogni modo, questo scontro polizia – studenti riportato dai giornali, in cui pare che i primi siano i buoni e i secondi i cattivi, richiede un aggiornamento dell’abusatissima (martellata sui coglioni ogni volta che la ripropongono) poesia di Pasolini sui fatti di Valle Giulia. Per quanto conosco, la maggior parte degli sbirri di oggi sono i figli di quegli operai che votavano il Pci in massa e acriticamente o, quantomeno, sono figli di poveracci che prendono un salario di merda per fare un lavoro di merda. Ma non per assicurarsi un futuro. Per sopravvivere. Dall’altra parte ci siamo anche noi, tutti quelli cui era stato promesso un futuro che non è arrivato e probabilmente non arriverà, disillusi ma neanche troppo. Poveri di autonomia ma soprattutto di speranze, incazzati, disagiati.

Noi (ragazzi, giovani, appena-stati-giovani) abbiamo tantissimo disagio. E il disagio va espresso, anche con la violenza se necessario, ma quali sono i nostri progetti? Io ho una serie di idee confuse: superamento dello stato nazionale, superamento del capitalismo o, almeno, una diversa redistribuzione del reddito. Insomma, le idee tipiche di quella sinistra da salotto (cit.) di cui faccio parte e che è l’unica a cui parlo perchè mi piace farmi dire che sono bello, bravo e buono. E mi piace criticare, pur non avendo alcuna soluzione in mano. Ma, ecco, se mi fermo a pensare: se manca un progetto di società futura, se la rabbia (quella gigantesca di tutti noi nati dal 1975 in poi) non viene incanalata verso un’idea, se nessuno di noi è capace di proporre, beh, questa rabbia, a che serve?

La parola d’ordine dovrebbe essere: salviamoci tutti insieme. Salvarsi tutti insieme è di sinistra.

L’individualismo di massa, quella lotta tutti-contro-tutti-contro-la-crisi, è di destra, qualsiasi pettorina si indossi, è solo potenzialmente-fruttuosissimo-odio che viene perso senza produrre alcuna rivoluzione. E’ una guerra in cui, inevitabilmente, vince il più forte. Vincono loro.

Come, nella nostra guerra tra poveri, vince il più stronzo, il più furbo, il più armato, proprio quello di questo video qui.

A proposito dell'autore

Antonio Coletta

Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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