Se siamo tutti potenzialmente infetti e infettivi e, quindi, rinunciare alla socialità vuol dire salvaguardare il più possibile la salute dei soggetti più deboli, mi pare necessario che vengano fermate tutte le attività produttive e commerciali interrompendo contributi e tasse, che venga ridotto all’osso il personale di quelle essenziali fino al termine dell’emergenza, che chiunque ne abbia la possibilità si offra per l’assistenza materiale di chi sarà costretto in casa per un (speriamo breve) periodo.
Poi ripartiremo, sperando che anche i più convintamente liberisti tra noi abbiano finalmente capito che tutto ciò che costituisce un diritto essenziale e influisce sensibilmente sull’esistenza degli esseri umani non può essere gestito dalle imprese private: abbiamo bisogno di garantire la salute degli uomini e non quella dei capitali, abbiamo bisogno di più presenza pubblica e di meno mercato – e ancor più, mi fanno notare, abbiamo bisogno di comunità.