Mi colpisce la notizia che nel mio comune di residenza aprirà un “Centro Provinciale per l’Aborto”, il che significa che d’ora in poi le donne della Provincia di Frosinone che sceglieranno di interrompere la loro gravidanza potranno farlo solo presso l’ospedale di Alatri -dove, a quanto leggo, verranno riunite le forze dei due soli non obiettori di coscienza del territorio – e non in tutti i reparti di ginecologia delle strutture sanitarie pubbliche, fatto che garantirebbe un più facile e – per quanto possibile – meno doloroso accesso al servizio.
E mentre Facebook mi propone questa piccola notizia di provincia con il commentario dei violentissimi ed incazzatissimi movimenti “per la vita”, mi chiedo perché discutere ancora della legge 194 a quasi quarant’anni dalla sua approvazione e dal referendum, per quanti altri anni ancora dovremo sopportare il sopruso della presenza nel nostro ordinamento e nella sanità pubblica di quella anacronistica possibilità di obiezione concessa a chi chiede rispetto e libertà per se stesso e per gli embrioni ma non è disposto a concederne ai propri simili, alla tragedia di donne che soffrono e vivono, adesso e qui.
Mi domando cosa resta di questa, delle altre battaglie di Marco Pannella, della solidarietà laica in questo Paese, ed è troppo poco, quasi niente, un po’ perché Dio non vuole, un po’ perché il tempo a nostra disposizione è poco e abbiamo sempre troppo da fare.