Ieri sera, mentre assistevo in televisione all’ennesima conferenza stampa del nostro presidente del consiglio Giuseppe Conte, mi è tornato alla mente un film con Peter Sellers del 1980 tratto da un romanzo di Jerzy Kosinski, quello che vede protagonista un innocuo giardiniere analfabeta che – dopo una serie di equivoci provocati dal suo bell’aspetto e dai vestiti all’ultima moda ereditati dal suo vecchio datore di lavoro che lo fanno apparire come “uno degli uomini d’affari più eleganti” e ne fanno fraintendere qualsiasi comportamento o affermazione e persino le generalità (“«Io sono Chance», balbettò e, non sembrandogli questo abbastanza, aggiunse «il giardiniere». «Chauncey Gardiner», ripeté lei […] «Io e mio marito siamo vecchi amici di Basil e Perdita Gardiner […] è per caso un loro parente, signor Gardiner?»”) – da spettatore del mondo ne diviene protagonista inconsapevole (“uomini come Gardiner decidono ogni giorno la sorte di milioni di persone!” esclama a un certo punto l’ambasciatore sovietico).
Ovviamente Giuseppe Conte non era un innocuo giardiniere analfabeta prima di diventare presidente del consiglio dei ministri, e tuttavia credo che verranno girati film e scritti romanzi incredibili sulla figura e i tormenti dello sconosciuto avvocato di bell’aspetto e dal buon eloquio chiamato a fare il volto pulito del governo creato dall’accordo tra i due partiti più populisti della storia repubblicana e ritrovatosi a gestire in prima persona la più grave emergenza nazionale dalla fine della seconda guerra mondiale.
Comunque vada a finire, comunque la si pensi, quella di Conte mi pare una storia straordinaria: se Einaudi editore mi concedesse un lauto anticipo potrei essere disposto a scrivere il grande romanzo sulle vicende contiane in esclusiva per i Supercoralli.