Le vicende della presenza italiana in Jugoslavia sono state sicuramente complesse e tragiche a più riprese e per motivi diversi, e tuttavia il “ricordo” di una sola parte di quella storia è stato utilizzato in modo strumentale dai fascisti per normalizzarsi, pareggiare i conti con l’olocausto e la giornata della memoria perché “così facevan tutti”.
Mattarella ha probabilmente ragione quando dice che in patria non fu riconosciuta “per calcolo” la tragicità della fine ingloriosa degli italiani in Jugoslavia.
Non è difficile immaginare che ciò avvenne non per disprezzo verso i morti ma per tutelare i vivi e la democrazia, per non dare ai fascisti un pretesto per presentarsi al popolo come vittime dopo aver teorizzato, partecipato e messo in atto programmi criminali di discriminazione, persecuzione e “pulizia” di intere categorie di esseri umani – anche in Jugoslavia.
Se esiste una necessità del ricordo, che sia ricordato tutto.