Questo (utile) saggio, unico nel suo genere, a quanto ne sappia, mi è stato prestato in seguito ad una riunione redazionale condotta a colpi di pessimo vino dei Castelli – all’epoca scrivevo su una piccola rivista on-line, occupandomi di necrologi divertenti e cultura generale. Il mio collega non ne è mai rientrato in possesso, anzi, tuttora campeggia sul mio comodino per aiutarmi nelle lunghe mattinate post-alcoliche molto più di quanto possa risollevarmi un’intera cassa d’acqua.
L’autore viene dalla Spagna e non poteva essere altrimenti. La lingua spagnola indica i postumi della sbornia con un termine preso in prestito dai moti marini, “resaca”, ad indicare il mare grosso dell’alcool ancora in circolo che risucchia e poi spara via testa e stomaco. La lingua italiana, al contrario, descrive questa condizione ricorrendo esclusivamente a perifrasi. Spagna terra di beoni? Italia penisola di timorati? Poco importano qui le questioni lessicali, mi sto perdendo in un bicchier d’acqua.
Juan Bas va alla ricerca di riferimenti alcolici nella storia umana, elargisce consigli per combattere e prevenire i postumi, distingue ed elenca tutte le tipologie di postumi conosciute. Questo scritto, intelligente e ironicamente scientifico, non invita a smettere di bere per prevenire le sue nefaste conseguenze. Tuttaltro, per Juan Bas la sbornia, finchè non sfocia in alcolismo, è un “equilibratore naturale dell’esistenza”.
La sbronza credo sia una metafora esatta dell’esistenza umana, tanto grandiosa nel momento in cui si beve e tanto nefasta negli attimi successivi. Una farsa solenne senza soluzioni di continuità.
E allora, brindiamo a noi e “all’alcool, la causa di e la soluzione a tutti i problemi della vita” (cit. Homer Simpson).
Pubblicato da Rockall il 22 maggio 2012