Mia moglie dice che io non sono il mio lavoro e che dovrei cogliere lʼoccasione per andarmene in pensione. Ma io non ci penso proprio a ritirarmi a vita privata, non riesco a immaginarmi chiuso in un garage a fare del bricolage o in una balera a imparare i passi della lambada: ho una sola passione, so fare bene una sola cosa e voglio farla per il resto della mia vita. Ché poi quando iniziai a fare questo lavoro mi dissero che avevo del fegato, perché i miei predecessori erano tutti caduti sul lavoro, per la maggior parte nel tentativo di calarsi giù in qualche canna fumaria. Quando partii per la Lapponia mia madre piangeva disperata, mi chiedeva di non andare. Anche suo fratello era stato un Babbo Natale: era morto durante la seconda guerra mondiale, rovinando a terra in un camino di Montecompatri nella notte della vigilia di Natale del 1943. I tempi erano cambiati, però: il principale mi aveva assicurato che avrei usufruito dei migliori dispositivi di protezione individuale presenti sul mercato – e a ben vedere hanno funzionato, sono ancora qui, vivo e vegeto dopo quarant’anni. Il principale: quando mi ha convocato nel suo ufficio, alla fine della scorsa estate, credevo volesse chiedermi di farmi da parte, e invece voleva solo comunicarmi di aver venduto la mia slitta magica e le mie renne a Elon Musk e che, per colpa della crisi, della pandemia, dellʼinflazione, delle tasse, delle alluvioni, dei terremoti e delle cavallette, per questo Natale i regali li avrei consegnati in bicicletta. Il giro del mondo in bicicletta con il sacco sulle spalle, un incrocio tra Phileas Fogg e Gino Bartali. Uscito dallʼufficio ero sotto choc, sconvolto almeno quanto quella volta che, rientrando in anticipo dal lavoro, trovai la signora Natale nel letto matrimoniale con tre elfi. Avevo subito pensato male, ma mia moglie e i miei aiutanti stavano solo testando dei nuovi giocattoli per adulti da immettere sul mercato. Stavano lavorando, insomma. Che poi la signora Natale ha insistito perché li provassi anch’io, e devo ammettere di essermi divertito un bel po’. Ma questa volta non mi sbagliavo: diventare un Rider Natale sarebbe stata la mia rovina. Che poi ho scoperto che nel mondo ci sono pochissime piste ciclabili e che tutti gli automobilisti ti odiano, e che non è per nulla facile raggiungere quello stramaledetto bambino che abita in cima al passo del Gavia se il principale ti fornisce una vecchia graziella con freno a pedale. E poi sono costretto a lavorare anche di giorno, e a bussare alle porte di tante persone che non avrei mai voluto conoscere, che spesso mi costringono a fare conversazione, mi chiedono un selfie e non mi offrono nemmeno un bicchiere dʼacqua. E quando riparto sulla mia graziella li sento mentre dicono che mi sono ridotto proprio male, che non ci sono più i babbo natale di una volta, che chiameranno il servizio clienti per lamentarsi perché il loro bambino non ha avuto un Natale come si deve. E io devo correre qua e là su una graziella, per consegnare regali ai bambini di tutto il mondo entro il giorno di Natale, e adesso che mancano solo due giorni al Natale so che non ce la farò mai, che tanti bambini non avranno un Natale come si deve perché non sono Eddy Merckx, e forse nemmeno più un babbo natale. E sono talmente stanco, così sfiancato che quando ieri sera sono tornato a casa e ho sorpreso la signora Natale a letto con il coniglio pasquale ho fatto finta di nulla e sono andato a farmi una doccia, e quando lei mi ha detto che stava testando dei nuovi giocattoli per animali da immettere sul mercato non ho voluto nemmeno provarli, le ho detto ok, mi fido del tuo giudizio. Vorrei svegliarmi da questo incubo, o addormentarmi per sempre, ma il senso del dovere, quel dannato senso del dovere! I bambini, i miei bambini! Mi alzo sui pedali: un ultimo sforzo, devo salvare quanti più Natali possibile. Vado di corsa, tanto di corsa che la graziella si alza in volo: è la magia del Natale! Cʼè ancora una possibilità! Salgo sempre più su, mollo il manubrio, allargo le braccia, sono libero! Precipito. Mi sveglio, è la mattina della vigilia di Natale. Ho la mia slitta magica, le mie renne e tutto il tempo necessario per far felici tutti i bambini del mondo. Sono un uomo fortunato. Il mio lavoro non conosce crisi, pandemie, inflazioni, tasse, alluvioni, terremoti o cavallette. E non ho alcuna intenzione di andare in pensione. Né in bicicletta. Odio i due pedali.
Bravi,ho molto apprezzato