Un insetto, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato in un enorme immondo essere umano.
«Devo aver esagerato con gli zuccheri ieri sera», pensò – poi, incespicando, con passo malfermo per la penuria di arti, si avvicinò al nido nel quale abitava.
Affacciandosi dalla fessura, nel vederlo umano e tutto nudo, la sua fidanzata strabuzzò le antenne e sibilò un bzzz di disgusto – “tra tutte le castronerie combinate nella tua vita”, pensò la bella insettina osservandolo in quelle condizioni, “questa è senza dubbio la più idiota: trasformarti in un commesso viaggiatore boemo! Come ti è passato per la mente?”
Lui manteneva a fatica l’equilibrio ed emetteva bzzz che sarebbero suonati incomprensibili a qualsiasi insetto: provò a tenersi su con tutte le quattro zampe ma cadde a terra – e fece un gran baccano.
L’amata insettina pensò che il trambusto avrebbe svegliato la sgradita ospite dell’appartamento la quale, in poche settimane, aveva decimato gli abitanti delle fessure nei muri e nei pavimenti.
In effetti Josephine, l’enorme immonda ragazza che condivideva la casa con gli insetti, scese dal letto di soprassalto e raggiunse la dispensa in pochissimi secondi.
«Gregor, cosa fai a terra così discinto?», disse accorrendo.
«Amore mio», lo prese tra le braccia, «cosa ti è successo?».
L’enorme immondo umano provò a divincolarsi da Josephine ma la ragazza lo stringeva e lo riempiva di baci.
«Gregor, non lasciarmi, ti prego!» lo implorava.
“Se solo avessi tutte le zampe necessarie”, pensò lui, “mi libererei in un attimo di quest’enorme umana immonda”.
«Gregor, guardami, mi riconosci?»
“Maledetta bestiaccia, lasciami in pace”
«Gregor, chi sono?»
«Bzzz» disse Gregor.
Il figlio riconobbe la voce del padre e in un attimo fu fuori dalla fessura. Corse a guardarlo: alto, biondo e glabro, così boemo, così umano.
«Bzzz» disse il giovane insetto piangendo il padre per il suo destino.
Il padre ricordò di aver già visto morire un insetto parecchi anni prima – e tuttavia quella era la prima volta che un fatto del genere lo toccava nel vivo.
Ripensò alla famiglia con affetto e commozione.
Rimase in uno stato di vuota e serena meditazione sino a quando Josephine non disse «Gregor, perché lo hai fatto? Amore mio, cosa farò senza di te? Aggrappati a me. Resta sveglio. Non chiudere gli occhi. Pensami. Guardami. Amami ancora»
Mentre l’enorme umana immonda creatura emetteva quei suoni incomprensibili, l’insetto ammirò il primo albore antelucano fuori dalla finestra; chinò involontariamente il capo e poi, dalle sue narici, uscì fioco il suo ultimo respiro.
«Dannato progresso», commentò K. al termine del funerale, «non c’è più posto per commessi viaggiatori boemi in questo mondo».
“Un commesso viaggiatore boemo” è un racconto scritto per Breve Storia Felice a introduzione del suo primo contest italiano di Flash-Fiction, pubblicato per la prima volta sui loro profili Facebook e Instagram.